
un legame artistico e umano
In questi giorni abbiamo concluso la realizzazione della scultura lignea Anelli del tempo realizzata dal nostro Marco Lo Russo insieme al papà Giovanni Lo Russo.
“L’incontro con la creatività manuale di papà (Motopompa), e la ricerca musicale genera un dialogo fecondo. Da un lato, papà Gianni trasforma materiali semplici in opere plastiche capaci di evocare storie e suggestioni; dall’altro, io ne raccolgo lo spirito costruttivo e lo traslo in suono, composizione e performance.
Anelli del tempo – Marco e Gianni Lo Russo (scultura lignea, 2025).
Descrizione dell’opera
La scultura lignea Anelli del tempo nasce dall’osservazione del legno come archivio naturale del divenire esplorando il rapporto tra ciclicità e trasformazione del tempo attraverso questo materiale, che porta nella sua stessa struttura la memoria del divenire. Gli anelli concentrici, segni delle stagioni passate, diventano metafora tangibile della ciclicità e della fragilità dell’esperienza umana.
L’opera si compone di cinque anelli lignei di dimensioni diverse e di legni diversi, sovrapposti in verticale. Alla base, l’anello più grande e massiccio che appare spaccato, ma i suoi spicchi rimangono distanziati e ricomposti, quasi a rappresentare una memoria ferita che tuttavia resiste. Questo elemento, fondativo, introduce subito il tema della rottura e della continuità.
Il numero cinque diventa è elemento simbolico: un percorso scandito in cinque tappe che richiama la parabola della vita (nascita, crescita, maturità, declino, dissoluzione). Allo stesso tempo il 5 è cifra universale dell’uomo, legata ai sensi, alle dita, al corpo stesso; ma anche numero che unisce i quattro elementi naturali con un quinto, spirituale, evocando un cammino che attraversa materia e trascendenza. La scultura non è solo fisicamente fatta di 5 anelli, ma diventa un percorso in 5 tappe che ciascun osservatore può leggere come cammino esistenziale o come metafora cosmica.
Salendo, gli anelli successivi rivelano una progressiva metamorfosi della materia. Il terzo anello, in quercia, conserva ancora gran parte della sua corteccia: pelle e protezione, segno di vitalità e forza che resistono all’erosione del tempo. Alcuni pezzi di scorza, tratti da questo stesso anello, sono stati riposizionati sulla scultura, come frammenti di pelle che si staccano e si riappoggiano, enfatizzando la dialettica tra perdita e ricomposizione. Negli ultimi due anelli, invece, il legno è ormai eroso e corroso, fino a giungere all’anello superiore marcio, il più piccolo, ricavato da un tronco di melo, che appare svuotato al suo interno, segno dell’inevitabile dissoluzione.
L’utilizzo di legni diversi rafforza la lettura dell’opera come un viaggio verticale attraverso le età e le condizioni della vita: dal vigore all’erosione, dalla pienezza alla perdita. La varietà delle essenze lignee offre non solo differenze cromatiche e tattili, ma anche simboliche, come se ciascun anello fosse un capitolo distinto della storia del tempo.
Un leggero strato di colla vinilica diluita in acqua è stato steso sulla superficie: non come un gesto di restauro definitivo, ma come una carezza protettiva, un tentativo minimo di custodire ciò che comunque resta destinato a mutare e consumarsi.
Anelli del tempo si presenta quindi come un archivio vivente: la spirale non perfetta ma spezzata, gli spicchi distanziati, la corteccia che resiste, i frammenti di scorza riposizionati e la materia che si sgretola. Camminando intorno alla scultura, lo spettatore è invitato a osservare il passaggio dal vigore alla fragilità, dal pieno al vuoto, in un percorso poetico che rende visibile il tempo come costruzione e come erosione insieme.





No comment yet, add your voice below!